Antifona d’ingresso
Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
in cielo, in terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore
a gloria di Dio Padre. (Fil 2,10-11)
PRIMA LETTURA
Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37
Queste sono le solennità del Signore nelle quali convocherete riunioni sacre
SALMO RESPONSORIALE
Sal 80
Canto al Vangelo (1 Pt 1,25)
Alleluia, alleluia.
La parola del Signore rimane in eterno:
e questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato.
Alleluia.
VANGELO
Mt 13,54-58
Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Parola del Signore
OMELAI: a cura dei Monaci Benedettini Silvestrini
“Andare al di la’ delle apparenze”
È difficile saper scorgere Dio nella quotidianità. C’è da chiedersi se l’immagine che ci si fa di Lui è, seppure confusamente, oggettiva oppure corrisponde ad una costruzione mentale inficiata da categorie sociali, da strutture familiari e da formazione culturale. Il vangelo che ci viene proposto ci mette in guardia contro ogni preclusione di sorta. E la prima lettura, nel presentarci Geremia, indica un personaggio che adeguando il suo operato alla volontà di Dio, si mette al di fuori del pensare comune. Gesù e Geremia, i profeti e tutti coloro che si sono decisamente schierati dalla parte di Dio hanno dovuto combattere contro il sentire comune ed hanno pagato con il disconoscimento attuato anche dalle persone loro più vicine. Occorre andare sempre al di là delle apparenze per scorgere una realtà più profonda in cui Dio si manifesta e che non corrisponde ai nostri luoghi comuni.
— Secondo mons. Vincenzo Paglia Gesù torna in “patria”. Lo ammirano tutti, ma non lasciano che la sua parola giunga sino al loro cuore. E’ ben conosciuto, sanno chi è, fa parte del loro gruppo, come può avere autorità sulla loro vita? Il problema non è ammirare Gesù ma accoglierlo come maestro e Signore della propria vita. I concittadini di Nazareth non vedono in lui il Figlio di Dio, colui che può salvarli. È la condizione nella quale possono cadere tutti coloro che pensano di conoscere già il Signore. Costoro pensano di non aver più bisogno di ascoltare il Vangelo, e tanto meno di dover cambiare la propria vita. E’ la tentazione di tanti cristiani: sentirsi già, e per diritto di nascita, “concittadini” di Gesù. E così i credenti diventano come quegli abitanti di Nazareth. E Gesù può ancora ripetere, amaramente: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E triste è la conclusione dell’evangelista: “Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità”. Matteo non dice: Gesù non volle; ma: non fece miracoli perché non c’era fede. Senza la fede, anche Dio è come bloccato.
(Monaci benedettini) Quando manca la fede perché oscurata dal male o soffocata dall’orgoglio, le cose di Dio vengono banalizzate e ridotte a categorie umane. Ciò accade perché anche la migliore intelligenza umana non riuscirà mai a scrutare i segreti divini. Capita così agli avversari del Signore nel Vangelo di oggi. Molti suoi ascoltatori, invece di aprire il cuore e la mente alle parole di Gesù, mettono in moto sentimenti di invidia, di odio e di vendetta. Viene poi di conseguenza che non vedano e non possano vedere nella persona del Cristo il Figlio di Dio, ma solo il Figlio di Giuseppe, il carpentiere del paese a loro ben conosciuto. Non possono trattenere una certa meraviglia e un grande stupore nel dover costatare che da quell’umile operaio, proveniente da una bottega di falegname, uscisse tanta sapienza e tanta potenza: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». È vero che lo stupore è l’anticamera della fede, ma senza quella divina virtù si viene soltanto sfiorati dalla verità e non pervasi e convinti. Le vittime privilegiate di questi errori sono persone dotate di buona cultura, con una discreta carriera che li pone in posti di prestigio e che non amano confondersi con gli umili, che credono perché illuminati dalla fede. Qualcuno ha scritto che il contenitore della fede è un vaso di terracotta e non di prezioso cristallo. Dobbiamo perciò dedurre che l’incredulità ha sempre in se una evidente colpevolezza. Spesso si tratta di orgoglio.

Vi sono momenti in cui ci scopriamo così convenzionali, così banali e pieni di pregiudizi da avere l’impressione di non essere più noi. Purtroppo la società, la famiglia, e le altre sovrastrutture costruiscono impercettibilmente dei disvalori a cui noi ci adeguiamo senza discernimento. Sono gli stessi disvalori che non ci permettono di riconoscere la profezia, soprattutto quando questa emerge dalla banalità quotidiana in cui siamo immersi: “non è il figlio del carpentiere?”. La condanna della scarsa preveggenza dei compaesani di Gesù, dovrebbe avere come contropartita la verifica del nostro cammino di fede alla luce della profezia (che non è essere visionari, ma essere ripieni dello spirito di Dio e farsi suoi portavoce) e dovrebbe renderci anche più tolleranti verso forme che nella chiesa, e magari nelle nostre comunità, sembrano non essere “ortodosse”. Con il libro del Levitico, che ci accompagnerà oggi e domani, si apre una sezione dedicata al culto e all’ordinamento sacerdotale. Questo libro così difficile ed anche, diciamolo pure, noioso deve essere letto come la grande proclamazione della santità di Dio: Siate santi perché io il Signore vostro Dio sono santo (cf Lev 11).
Preghiera dei fedeli
Preghiamo, fratelli, con un cuor solo e un’anima sola. La nostra voce si unisce alla preghiera di Cristo, nostro fratello e unico mediatore presso il Padre. Diciamo insieme:
Ascoltaci, o Signore.

Perché i ministri della Chiesa, assidui nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio, guidino il popolo loro affidato verso la conoscenza della verità. Preghiamo:
Perché i bambini e i ragazzi trovino nella famiglia e nella scuola l’ambiente idoneo per una integrale formazione civile e religiosa, nel rispetto della legge di Dio e della convivenza umana. Preghiamo:
Perché i giovani in ricerca della loro professione siano incoraggiati e aiutati a compiere scelte rispettose di tutti i valori. Preghiamo:
Perché il tempo dello svago e della distensione sia impiegato per recuperare anche le energie dello spirito e per rafforzare i vincoli dio affetto e di amicizia. Preghiamo:
Perché tutti noi sappiamo stimarci e rispettarci al di là delle differenze di cultura, età, posizione sociale e capacità produttiva, e viviamo nella concordia e nell’aiuto vicendevole. Preghiamo:
Perché anche oggi il Signore mandi i suoi profeti.
Perché non ci meravigliamo del bene dei fratelli.

O Signore, riempi del tuo amore e della tua grazia il cuore di ogni uomo, perché possa cercare e amare solo te, servendo con gioia i propri fratelli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accetta, Signore, l’offerta che ti presentiamo
nel ricordo di sant’Ignazio di Loyola,
e fa’ che questo sacramento,
sorgente di ogni santità della Chiesa,
ci santifichi nella verità.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra,
e come vorrei che fosse già acceso”,
dice il Signore. (Lc 12,49)
Preghiera dopo la comunione
Signore,
il sacrificio che ci hai dato la gioia di celebrare
nel ricordo di sant’Ignazio di Loyola,
orienti tutta la nostra vita
alla lode perenne del tuo nome.
Per Cristo nostro Signore.

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