Cresciuta negli scout, ero sempre stata abituata ad un approccio pragmatico con la fede, fatto di buone azioni, di preghiere all’aria aperta e di lealtà. Assistendo per la prima volta ad una messa animata da un gruppo di preghiera carismatica, confesso che rimasi un po’ turbata. Certo, siamo tante membra di un solo corpo, ma quella di sicuro non era la spiritualità adatta a me. Una cosa però dovevo ammetterla, non saprei dire perché ma avevo percepito in modo particolare che lo Spirito Santo lì era presente. Forse avevo cominciato a provare quel senso di liberazione che si ha talvolta durante la preghiera o quando si riceve un annuncio, le lacrime scendono da sole e non sai perché. Ero però ancora molto lontana dall’avere quella confidenza col Signore che fa credere fermamente nella presenza dello Spirito Santo quando si sta pregando, presenza che permette di entrare e di uscire dalla preghiera quando è il momento. In ogni caso l’impressione negativa prevalse fortemente su quella positiva. Non riuscivo a capire perché tanto bisogno di teatralità: le intenzioni di preghiera pronunciate ad alta voce per esempio, perché mai parlavano da soli ad alta voce, il Signore non ti ascolta se lo preghi nel tuo cuore? E le mani sempre alzate? E poi quelli che sentivano le cose nel cuore e le annunciavano a tutti…?! Mmah… L’unica spiegazione era un gran bisogno di protagonismo. Mi sembrava uno di quei luoghi (…Dio mi perdoni…) in cui si rifugiano quelli che hanno difficoltà a vivere nella realtà, un luogo in cui alienarsi. Che danno ne sarebbe venuto fuori se vi fosse capitata una persona un po’ fragile psicologicamente? Allora la mia razionalità (… e la mia perfidia) si mise in moto per trovare tante spiegazioni a ciò che avevo visto. Le persone presenti a quella celebrazione erano state ben presto analizzate ed etichettate, sicuramente andando a scavare nelle loro vite c’era qualcosa che le aveva private di una psiche ben strutturata e di un sano buon senso. Eeeh…. quanto inganna l’apparenza, quanta strada c’era ancora da fare. Un fatto è certo, quando le difficoltà della vita ti costringono a scendere dal tuo bel piedistallo si perde la voglia di giudicare e aumenta quella di ascoltare. E col tempo alcuni ostacoli si presentarono. Strano a dirsi, ma la croce ci rende persone migliori, quello spigolo di marmo che è l’orgoglio riceve un duro colpo e, scalfitura dopo scalfitura, comincia a venir fuori quela forma mervigliosa che il Signore ha in mente per noi. Negli anni successivi mi capitò di partecipare ad occasioni di preghiera o ritiri in cui ripresi confidenza con la preghiera carismatica, ma il mio cammino prese decisamente questa direzione nel periodo in cui fiorì in me il mistero di Medjugorie. E’ li che ho incontrato i miei futuri fratelli di comunità ed è lì che ho ricevute risposte a domande fino a quel momento insolute su alcuni episodi che avevo vissuto. E’ cominciato un nuovo cammino di conversione. Di pari passo con gli insegnamenti della Gospa e con i cinque sassi, la preghiera degli apostoli riuniti nel cenacolo mi insegnava sempre più la preghiera del cuore, e col tempo ho imparato anche a capire il linguaggio dello Spirito che spesso va ben oltre le nostre abitudini comportamentali. Ed ora sempre più comprendo l’importanza della comunità, del condividere il cammino con i fratelli, guidati da Gesù maestro e dalla regina della pace… pur se zoppicando qua e là.

Buon cammino!

FacebookyoutubeinstagrammailFacebookyoutubeinstagrammail

Condividi

Seguici